Qui una parte delle mia relazione
finale dell'anno di prova passato appunto presso la scuola materna statale
di Lociano Capoluogo (BO) nelle stupende montagne dell'Appenino
tosco-romagnolo:
"... Come cita il Prof. Canevaro,
"il bambino è un futuro da scoprire con le sue incognite e le sue
sorprese, non deve essere un programma da realizzare." Da ciò viene
quindi messo in discussione l'oggettività del sapere, i punti fermi quali
fondamenti di interpretazione dei fenomeni. Lo scopo, come viene
sottolineato dalla ricerca/azione non è la scoperta della verità, ma
l'ampliamento del possibile. La ricerca/azione privilegia, ed è questo
che abbiamo tentato di fare, una relazione di cooperazione tra insegnanti
e bambini, in cui entrambi apprendono, insegnano e sono promotori della
loro crescita. Vero è che ogni insegnante, in quanto proponente di un
progetto, continua a mantenere un ruolo di spicco, non essendo più,
però, depositario di un sapere e di un saper fare indiscusso e
inviolabile. Nel processo di insegnamento e apprendimento l'insegnante
deve dunque impegnarsi ad entrare nelle situazioni e mantenersi
nell'interazione con i bambini, sforzandosi di comprendere e partecipare
al loro mondo. Le varie esperienze non vengono quindi predisposte, ma
pensate e costruite in progressione come il vissuto dei bambini e delle
insegnanti. Si arriva di conseguenza, attraverso la realizzazione di
esperienze significative, a conoscere, ad aiutare la domanda,
l'interrogazione dell'altro e delle cose. Ciò che interessa non è
l'esperienza, in sé significativa, ma il significato che ognuno riesce a
dare a tale esperienza.
Abbiamo ritenuto alla luce di queste riflessioni
opportuno programmare attraverso uno "sfondo integratore", in
quanto pensiamo che esso possa essere uno strumento educativo che faciliti
una modalità di intervento flessibile, articolata e rispondente alla
complessità dell'esperienza educativa. Sfondo integratore che non è
altro che una realtà significativa su cui proiettare e produrre
l'attività educativo-didattica: un oggetto mediatore, contemporaneamente
reale e simbolico, concreto ed astratto. Era per noi dunque importante
offrire ai bambini la possibilità di fare esperienze significative sul
piano cognitivo, utilizzando la didattica del gioco che li aiuta a
inventare situazioni di drammatizzazione e ad utilizzare le attività
simboliche.
Affiancando al gioco la didattica dello sfondo integratore,
inteso come contesto che favorisce la maturazione dell'identità e una
serie di processi che coinvolgono anche l'emotività e la vita di
relazione. Partire dal vissuto, dalle conoscenze dei bambini,
dall'ambiente che li circonda, significa permettere loro di continuare la
loro storia, di sviluppare la sicurezza, di ritrovare punti di
riferimento, sui quali vivere e fare una serie di esperienze diverse in
una connessione coerente e sistematica che possiamo definire la
continuazione della loro storia. Rispondendo al bisogno dei bambini di
età di scuola materna, la scelta del fantastico offre un confine
flessibile tra "piano della realtà" e "piano della
magia". Lo sfondo integratore favorisce dunque l'interazione fra
momento affettivo e cognitivo, la motivazione all'apprendimento ed infine
il decentramento personale e la cooperazione. La programmazione condotta
in questo modo è evolutiva essendo soggetta a modificazioni sulla base
della reciprocità relazionale-comunicativa che si insatura tra insegnanti
e bambini, i quali partecipano allo stesso progetto dando origine ad uno
scambio di informazioni, le quali provocheranno continui cambiamenti sia
nelle scelte didattiche delle insegnanti che nelle competenze ed
aspettative dei bambini.
Nella mia sezione già lo scorso anno era stato
presente "Lo Gnomo" come personaggio dello sfondo integratore,
ma quest'anno abbiamo voluto scegliere un personaggio un po' più vicino
al mondo reale dei bambini, sebbene per essi fosse sempre un personaggio
fantastico.
Infatti "Ugo il Gufo", un pupazzo di lana, ci ha
seguito durante quest'anno scolastico portandoci in special modo
attraverso la realizzazione di tre grossi progetti: progetto colore,
progetto scrittura, progetto "La mia storia". Ho ritenuto
opportuno allegare alla presente relazione alcune schede dei momenti più
significativi di questo viaggio.
Nei Nuovi Orientamenti del 1991 si legge
"l'itinerario che si compie nella scuola assume pieno significato per
i soggetti coinvolti ed interessati nella misura in cui può venire
adeguatamente rievocato". Abbiamo quindi preparato il lavoro di
documentazione, prima di tutto per i bambini, ma anche per le famiglie e
per noi stessi, ed infine per lasciare alla scuola un segno visibile dei
nostri progetti. Alla fine dell'anno ogni bambino avrà così prodotto un
libro ed una busta-contenitore.
Il libro racconterà i lavori
(conversazioni, fotografie, disegni o altro) riguardanti il viaggio con
Ugo il Gufo. La busta raccoglierà invece disegni, collage, pitture
libere, che il bambino ha scelto di non portare immediatamente a casa.
Anche i disegni, che i bambini hanno fatto dopo aver giocato nella saletta
della psicomotricità per rappresentare l'attività appena svolta, saranno
rilegati per poter essere "rievocati". Attraverso tale
documentazione è possibile, oltre a lasciare tracce del lavoro svolto,
rendere evidente il percorso, raccontare e diffondere, verificare,
osservare, riflettere, progettare, ricostruire e dare continuità al
rapporto tra la scuola e la famiglia."
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